I MIEI RICORDI di Massimo D’Azeglio, 1867, G. Barbera editore, Firenze.
“L’Italia da circa mezzo secolo s’agita, si travaglia per divenire un sol popolo e farsi nazione.
Ha riacquistato il suo territorio in gran parte.
La lotta collo straniero è portata in buon porto, ma non è questa la difficoltà maggiore.
La maggiore, la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse è la lotta interna.
I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani.
E perché? Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio; perché pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro, perché l’Italia, come tutt’i popoli, non potrà divenir nazione, non potrà esser ordinata, ben amministrata, forte così contro lo straniero, come contro i settari dell'interno, libera e di propria ragione, finché grandi e piccoli e mezzani, ognuno nella sua sfera, non faccia il suo dovere, e non lo faccia bene, od almeno il meglio che può.
Ma a fare il proprio dovere, il più delle volte fastidioso, volgare, ignorato, ci vuol forza di volontà e persuasione che il dovere si deve adempiere non perché diverte o frutta, ma perché è dovere; e questa forza di volontà, questa persuasione, è quella preziosa dote che, con un solo vocabolo, si chiama carattere, onde, per dirla in una parola sola, il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri.
E purtroppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: purtroppo s’è fatta l’Italia, ma non gl’Italiani.”